lunedì 27 febbraio 2012

Cocktail di anguria (con sorriso)

L’unico modo sano di mangiare l’anguria sarebbe quello di tagliarla a fette e, dissetandosi, lavarcisi la faccia. Il che, pare, faccia anche bene alla pelle.
Una ricetta classica per l’anguria può essere invece quello che voi chiamate la macedonia, ma che io mi ostino a chiamare cocktail di frutta. La Macedonia è uno stato sovrano.
Tagliate a pezzetti gli avanzi di frutta che avete in casa (c’è sempre una mela nell’angolo in basso a destra del frigo, un arancio ammaccato, un pera reietta che sono due settimane che sta là e nessuno la sceglie).
Al melting pot di frutta a pezzetti, aggiungete le fette di anguria opportunamente mondate dei semi e fatele a dadini. Inutile dire che pezzetti di noce e pistacchi o ananas sono facoltativi ma quasi obbligatori. Non solo, ma un bicchiere di maraschino, o anche due, sono quanto meglio per valorizzare l’aroma della frutta.
Se volete completare l’opera con il tocco d’artista, spruzzate su ogni terrina un batuffolo di panna con lo speciale apparecchi etto. Ma state bene attenti a non lasciarlo in giro quando ci sono io. A quattr’occhi vi spiegherò cosa sono capace di fare con lo spara panna.
Mia sorella è bellissima, l’ultima volta che ha mangiato un cocktail di frutta si stava ubriacando con il vino ed il maraschino presente nella coppetta, rideva, rossa in viso, quasi ubriaca. Ecco il perché del titolo.

Ingredienti

½ kg di frutta mista
Una fetta di anguria
Un bicchiere di vino bianco
Tre noci tagliate
Tre pistacchi sbriciolati
Due limoni spremuti
Due bicchieri di maraschino
Due cucchiai di zucchero
Panna fresca
Un Andrea Brescia lontano dalla panna

domenica 26 febbraio 2012

Cannolicchi campo scuola

Io chiamo cannolicchi campo-scuola quei ditalini rigati che perennemente venivano serviti nei campi scuola che da ragazzo facevo con la mia parrocchia Sant’Anna. Se ora sono quel che sono, nel bene e nel male, è motivo anche di quelle settimane passate in montagna. In perenne ricerca, da novelli Diogene. Mi mancano. Mi manca il mio parroco. Avrei desiderato che lui ora vedesse cosa sono diventato… per far sì che i giovani d’oggi non mi prendessero da esempio, ovviamente.

La ricetta è abbastanza semplice, l’importante è avere un bicchiere, perché l’unità di misura di Vito Alò* è appunto solo il bicchiere.

Eccovi pertanto gli ingredienti per le solite 4 persone

4 etti di cannolicchi o ditali rigati
½ bicchiere di salsa di pomodoro
Un bicchiere di parmigiano
Un bicchiere di olive nere di Gaeta o paesane di Monopoli
Un bicchiere…di prosciutto cotto
Mezzo bicchiere di panna
Sale se serve

Lo so che mi state considerando “il solito Brescia” per quel bicchiere di prosciutto cotto ma se voi prendete del prosciutto cotto, lo tagliate a listelli sottili fino a quando ne avrete ottenuto una misura di un bicchiere, vi accorgerete che il sistema è pratico. Sorvoliamo.
In attesa che l’acqua bolla, mettete in una grossa scodella il mezzo bicchiere di panna, il mezzo bicchiere di salsa di pomodoro. Quando parlo di salsa di pomodoro non intendo quella a tubetti, mi raccomando, la Mutti va benissimo. Quella nella latta a parete bianca, mi raccomando.
Nella scodella aggiungete le olive nere denocciolate e tagliuzzate ed infine…il bicchiere di prosciutto cotto.
Mescolando il tutto otterrete una salsina color “prosciutto cotto”. Dovesse risultarvi un po’ scura, vuol dire che ci vuole ancora un po’ di panna; dovesse risultare troppo chiara, insistete con un altro po’ di salsa di pomodoro. Il bicchiere di parmigiano, che famo? Non ce lo mettiamo? Ce lo mettete e mescolate ancora un po’. Ora i cannolicchi sono pronti, scolateli, conditeli con questa salsa e mangiateli subito, caldi. Una preghiera prima di iniziare non guasterebbe.

*Vito Alò,  persona burbera ma con una carica di umanità altissima. Un ossimoro vivente. Io gli voglio molto bene.

mercoledì 22 febbraio 2012

Strogonoff de frengo

"Frengo e stop"
Sono cresciuto con Antonio Albanese. L'interpretazione del tifoso foggiano ha segnato la mia adolescenza e quando a Prainha, stato di Rio de Janeiro, ho mangiato la prima volta il Frengo alla strogonoff mi è sembrato di commettere un abuso. Con Frengo si ride, mica si mangia.

Non preparo molto spesso questo piatto, io l'adoro, intendiamoci, tuttavia la numerosità degli ingredienti e il tempo di cottura lento, richiedono spazio in cucina e tempo da impiegare. E' pur vero che è uno di quei piatti che "riscaldato è più buono", quand'anche non sia stato cotto al forno.
L'ultima volta che l'ho preparato, sembra secoli fa, ricevetti un "ma amore, è buonissimo", caso più unico che raro. Quel complimento mi fece girar stile "piccione" per due settimane, ossia col petto in fuori. Figo figata.
In Brasile ho mangiato, non troppo tempo fa, addirittura il piccione alla strogonoff, bello.

E' un piatto melanconico, da vera saudade brasileira, fosse perchè pregno di sapori agrodolci o forse perchè ho nelle orecchie "Le Tasche Piene Di Sassi".

Ingredienti

1/2 kg di petto di pollo a listarelle
100 grammi di burro
1/2 cipolla chiara
aglio
origano
cipolla
sale
1/4 di cognac
pepe
4 bicchieri di panna
100 grammi di funghi da campo
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
un cucchiaino di senape di digione

In una casseruola stufate la cipolla con il burro (meglio se chiarificato) ed un po' d'acqua. Aggiungete l'aglio spremuto, l'origano, un pizzico di sale ed il pollo a listarelle: portatelo a metà cottura.

Fate bollire la panna in un'altra casseruola, a fuoco lento, aggiungendo i funghi, il concentrato di pomodoro e la senape. Impiegherete almeno 20 minuti. Aggiungete il pollo dell'altra casseruola e terminate la cottura insaporendo con del cognac. Assaggiate.

Il pollo deve rimanere tenero, la salsa deve essere tendente all'arancione, il gusto deve essere agrodolce, la compagnia deve essere ottima. Meglio, altrimenti, mangiarlo da solo. Una birra gelata o del guaranà "bem geladu" completeranno il quadretto.

Buona Quaresima

lunedì 20 febbraio 2012

Amatriciana di cozze

Uniformemente ai canoni medio borghesi, anche io sono pregno di una inspiegabile voglia. IOHOSEMPREVOGLIA, in questo caso, di pasta.
L'Eterno si rivela nella piccole dolcezze, in un sorriso, in un bacio, in una canzone, in un pacchero.

Il pacchero: pasta che ho sempre un po' schifato a Napoli, ma che ho imparato ad apprezzare nella Capitale.
L'amatriciana di cozze è un controsenso tangibile. Se è amatriciana, non è di cozze. Ad Amatrice non c'è il mare, tanto meno la miticoltura. Non si è mai sentito di un chiosco "Bed Bed" ad Amatrice, tantomeno di locali simili a "giggino o'vibbrion".

Tuttavia ad Amatrice ci sono fior fiori di pecorini e la cozza, tirata stretta stretta con una passata di sugo rosso, associata al pecorino, produce un complesso di reazioni neuro-muscolari piacevolissime.

Ingredienti

1/2 kg di paccheri
1/2 litro di passata Mutti
1 kg di cozze Spezia o Taranto o Gaeta (sono la stessa varietà), quelle di Anzio a me fanno cacare
prezzemolo
aglio
sale
pepe
un bicchiere di vino bianco secco

Iniziate con la pulizia del mitile. Spazzolate con cura le cozze sotto l’acqua ed eliminate le eventuali barbette (chiamate bisso), quindi lavatele e mettetele in cottura in una padella con un filo d'olio EVO ed il bicchiere di vino bianco, fino a quando non si saranno tutte quante aperte. Filtrate con un colino a maglie strette il fondo di cottura delle cozze e mettetelo da parte. Sgusciate la metà delle cozze cotte.
Scaldate in una seconda padella l'olio EVO con il fondo delle cozze e con la capocchia di aglio, non bruciate l'aglio, toglietelo appena diventa dorato. Aggiungete la passata, riducetela a fuoco vivissimo per 10 minuti. Aggiungete in seconda battuta le cozze sgusciate, abbassate la fiamma e mentre il pacchero cuoce in acqua salata, continuate la cottura del sugo.

Scolate il pacchero nella padella con le cozze e la passata di pomodoro, spolverate con generose quantità di pecorino romano e mantecate il tutto.

Servite nei piatti con le altre cozze ancora nel guscio, spruzzate di prezzemolo. Innaffiate con primitivo di Manduria. Perchè no, anche fresco di frigo.

domenica 19 febbraio 2012

Crepes grand marnier

Sono stato a Parigi molte volte ma le crepes migliori le ho mangiate a Lecce, durante una festa del vino indetta dalle cantine pugliesi. Di Parigi ricordo la capillare diffusione dei crepparoli, ma non un particolare gusto. C'è da dire che mangiarla a Parigi fa di sicuro più figo. Ma io sono già molto fico così, ergo, non ne ho "di bisogno", come si dice a Monopoli.

Ingredienti

farina bianca, 125 grammi
zucchero in polvere, un cucchiaio
125 grammi di burro
un bicchiere di latte freddo
una zolletta di zucchero per ogni commensale
3 rossi d'uovo
sale
scorza d'arancio e succo d'arancio
liquore Gran Marnier

Mescolare insieme alla farina lo zucchero, i rossi d'uovo, sale e di volta in volta il latte. Avrete così una pastella abbastanza liquida. Sempre mescolando con un cucchiaio di legno, aggiungete 25 grammi di burro fuso e qualche goccia di grand marnier.

In attesa di preparare le crepes (è qui che vi voglio: avete mai visto con quale disinvolura le giro al volo?) affrettatevi a fare quanto segue: con la buccia dell'arancio soffregate le zollette di zucchero e spremetevi sopra quanto sugo la buccia può darvi, attenzione agli occhi, potrebbero diventare bellissimi come quelli di una che conosco io. Versate sopra le zollette il succo dell'arancia e lasciate riposare.

Cuocete le crepes; come? Eh beh! Padellina apposta. Meglio se comprata a Parigi. Grande abilità manuale e di polso (meglio se abilità maschile). Ne dovrete fare 1000 prima di averne una decente. E' tutto normale. Nessuno nasce imparato.
Preparate le crepes, mettetele in una pirofila e in un'altra padella antiaderente sciogliete il burro (i 100 grammi avanzati) le zollette di zucchero impregnate di succo d'arancia, mescolate ancora spruzzando con Grand Marnier.
Quanto? Ve lo dirà il mio coinqulino/amico/figlio Pasquale. Lui si intende di Grand Marnier

- Andrea: ....Pasquàààà! Pasquàààààà!!! Quanto Grand Marnier?!?! ...
- Pasquale: Tutto!

No, no, tutto no, 2 shottini da "rum" per ogni commensale saranno sufficienti.

Ora prendete le crepes, una per volta, non con la forchetta, perchè tanto non ci riuscirete manco per l'anticamera del cervello. Ma con una pinzetta per alimenti. Non la avete? Dmail la vende. Compratevela! E daje!
Con la pinzetta prendete le crepes e riscaldatele da entrambi i lati, sarà una fesseria farlo. Meno facile sarà piegarle in 4, con la pinzetta e metterla da parte sulla stessa padella.

Ci vuole tempo, ma l'attesa per il piacere, non è essa stessa piacevole?

Buona domenica.

venerdì 17 febbraio 2012

Torta Andrea (numero 1)

Se pensavate che 2 aggressioni con arma bianca, un lancio sbagliato col paracadute ed una serie di incidenti stradali potessero fermarmi. Beh...vi sbagliavate di grosso. Oggi aggiungiamo un nuovo incidente in moto al già largo elenco e sperando che no ci siano altri casini nella mia vita almeno fino a fine mese, consoliamoci con uno dei dolci più calorici che abbia mai preparato. Un vero e proprio dolcesalato.
Ebbi l'intuizione di unire la frutta secca alla pasta frolla, durante un corso al Gambero Rosso con Alessia. Ossimorico leit motiv del corso, e non solo.

@Valentina Cilli, questo dolce non fa per te. Staresti male già solo a guardarlo.

Torta Andrea

Ingredienti per la frolla
Burro 250 gr
Farina 500 g
Uova 4 tuorli
La punta di un cucchiaino di essenza di vaniglia
Zucchero a velo 200 g

Ingredienti per la farcia
Farina (o maizena ) 50 gr
Latte  500 ml
Uova 6 tuorli
Vaniglia 1 baccello
Zucchero 150 gr

Frutta secca varia ed eventuale

Fare una pasta frolla grossa quanto la metà di un bel sedere femminile.
Spianarla a forma rotonda sul tavolo di legno. Alzare una donna prendendola sotto le ascelle, farla sedere a culo nudo sulla pasta, premere un po'.
Baciare a lungo la donna in attesa che l'impronta si formi sulla pasta, a caldo.
Togliere il sedere, lasciar riposare la pasta mezz'ora. Non lasciar riposare la donna.
Mettere la pasta con la sua forma su una placca unta di strutto, spolverizzarla con pan grattato, coprire il tutto con carta da forno sulla quale vanno posti dei fagioli secchi o del riso acché l'ossigeno non faccia esplodere la pasta. Mettere al forno per circa un quarto d'ora.

Aggiungere poi crema pasticcera (seguite il processo per la crema brulé al netto dell'aggiunta dello zucchero caramellato) e subito sopra pinoli, noci e mandorle; creare le forme geometrico e coreografiche più aggradanti.

Mettere al forno per altri 10 minuti. Mentre poi si raffredda, continuare a tenere in caldo la donna.

giovedì 16 febbraio 2012

Purcis in fundo

Ho comprato un body di pelle nera
Calze a rete ed una giarrettiera

Tu mi vuoi dolce e sensuale,
ma a me piace fare il maiale,
allora frustami, dimmi che sono un porco,
allora frustami, legami stretto al letto
e ti diro "oh yeah"

Ho comprato un perizoma rosso,
borchie e catene e fruste a più non posso.

Tu mi vuoi dolce e sensuale,
ma a me piace fare il maiale,
allora frustami, dimmi che sono un porco,
allora frustami, legami stretto al letto
e ti diro "oh yeah"


Ora tu indossi quel corpetto
e con un pugno mi steso sopra il letto
m'hai legato con manette e cuoio rosso
tacchi a spillo e parolacce a più non posso

E aiuto! l'amore le da alla testa
con la frusta mi picchia e poi mi pesta
io per lei sarò anche sadomaso, ma così lei mi ha
già rotto il naso

allora frustami, dimmi che sono un porco,
allora frustami, legami stretto al letto
e ti diro "oh yeah"


allora frustami, dimmi che sono un porco,
allora frustami, legami stretto al letto
e ti diro "oh yeah"



Io capirò quale sarà la donna per me nel momento in cui cantandole questa canzone lei mi risponderà.."ti amo anche io".
Nell'attesa di scoprirlo posso scegliere di intrattenere con questa canzone tutte le ragazze che incontro oppure concentrarmi sulla ricetta Filetto di...MAIALE...al sale.

Ingredienti

Un filetto di maiale nazionale
1/2 kg di sale grosso
rosmarino

Una bella padella in ceramica fa al caso nostro. Riempiamone il fondo con il sale grosso intervallando gli strati del sale con rametti di rosmarino spezzati disordinatamente.
Adagiamo sul sale il filetto di maiale. 10/15 minuti di cottura per lato (a secondo della pezzatura). Avete un termometro per alimenti? Sì? Ottimo! Penetrate il suino o la suina con il termometro e quando la temperatura interna della carne raggiunge i 70 gradi, giratelo! Fate così anche per l'altro lato.

Perchè 70 gradi? Perchè il batterio della carne del maiale muore ai 60 gradi. Ergo, come facciamo a mantenere la carne del porcellino bella rosa, succosa e goduriosa, senza rischiare di dover correre allo Spallanzani in 48h? Magari, cosa peggiore, accompagnati anche da me in ambulanza?
Risposta: basta cuocere il filetto a più di 60 gradi.

Non avete un termometro per alimenti? Fatevelo regalare.

Molti ricorderanno la spigola sotto sale. Il maiale al sale (o sul sale) sfrutta gli stessi principi di cottura. Mantenendo intatte le proprietà organolettiche del prodotto.
Tagliate il filetto a fette, farciteci una pagnottella. Ringrazierete l'Eterno di aver inventato il porcello.

domenica 12 febbraio 2012

La minestra

Tutte le nonne fanno la stessa minestra. "Ma come la faceva mia nonna!" dicono tutti. Una minestra color arancione, con gli occhietti, cioè quel po' di grassetto che appare in superficie sottoforma di piccoli tondini: gli occhietti, appunto, che sembrano tanti ballerini in movimento occupati a interpretare una coreografia gastronomica. Se la minestra è con il riso, a me non piace. Una calda Domenica d'Agosto, in campagna, la mangiai a forza, poi la sputai nell'orto di dietro. Fu quella la volta che iniziai ad odiare il prezzemolo. Ma mia sorella urlava come una bestia, aveva pochi anni, mio nonno fumava ed io non avevo il cuore per dire a mia nonna che la minestra non mi piaceva proprio. La mangiai e basta. Penso che sia stata l'unica cosa di mia nonna che non abbia mangiato con gusto.

Ingredienti

mezz'etto di pancetta
un ciuffo di prezzemolo
due spicchi di aglio
mezzo rametto di rosamarino
il tutto tritato finemente con la mezzaluna
riso (ma non se la devo mangiare io)
olio
provolone e parmigiano grattugiati

So che molti ricorreranno, se ce l'hanno, al tritatutto. Però c'è una differenza tra il tritatutto e la mezzaluna. L'elettrodomestico ti dà una pappa maciullata, la mezzaluna no.
Preparate un soffritto con il trito.
Al trito aggiungete un po' passata di pomodoro, che diventerà di color arancione con l'aggiunta dell'acqua. Buttate nell'intruglio una patata lessa e schiacciatela nel momento in cui la minestra inzia a bollire, schiacciatela, aggiungete un altro bicchiere d'acqua. Lasciate sul fuoco per altri 5 minuti, il tempo di cottura del riso insomma...che a me non piace.
Spolverate con un 20/80 di parmigiano/provolone. Per coloro ai quali il provolone non piace, parmigiano. Io consiglio di tentare anche con un 100 di provolone, il pizzicore che da il provolone conferirà alla minestra un sapore più intenso.
Non dico di farla tutte le sere, ma qualche volta è bello perdere tempo tra i ricordi di cucina, forse è l'unico tempo perso che non rimpiangerete mai.

sabato 11 febbraio 2012

Griscia (amatriciana bianca)

Ingordigia, golosità: parole sciocche, dettate dalla morale corrente punitiva e masochista. Ognuno è libero di fare la sua scelta, anche di morire gonfio di foie gras o stremato dagli amplessi. Disoccultiamo queste due sane, grandi e materialistiche passioni, per troppo tempo tenute nel ghetto della peccaminosità. Riesumiamo quella morale epicurea della gioia, della vita, che fece grande la romanità; riavviciniamoci con partecipazione e con viva e vibrante soddisfazione all'originale flusso dei piaceri d'un tempo. Una volta c'era una nonna, una mamma, un orto. Riprendiamoceli, dipende da noi.

Il sapore di una volta a Grisciano, mezze maniche alla griscia.

Ingredienti

1/2 kg di mezze maniche

2 etti di guanciale di Amatrice
1 etto di pecorino romano grattugiato
20 grammi di parmigiano
pepe q.b.

Nel mentre l'acqua bolle, sgrassate il guanciale tagliato a cubetti in una padella antiaderente. Appena il vedrete ridotti di volume, toglieteli dalla padella e metteteli da parte.
Prendete un cucchiaio di pecorino grattugiato e assieme ad un cucchiaio di acqua di cottura buttateli nella padella dov'è il grasso di risulta.

Scolata la pasta, versatela nella padella e a fuoco vivo mantecate le mezze maniche con il grasso del guanciale, misto ad acqua e pecorino. Aggiungete i pezzetti di guanciale, spolverate con il rimanente pecorino, con del pepe appena macinato e servite.

...piatto grasso, ma grasso è il mio secondo nome. Fuori nevica. Vi voglio bene.

venerdì 10 febbraio 2012

Scalcione

Ho la cucina nel sangue, il quale so che comprende globuli bianchi e globuli rossi ma anche, nel mio caso, una buona percentuale di salsa di pomodoro. Io ho il vizio del fornello. Sono malato di spaghettite. Per me la cucina è la stanza più glamour della casa. Conosco le entrate di servizio di molti ristoranti. Il consulente? A volte mi sembradi farlo per hobby. Mangiare no, io mangio per vivere. E mi sento vivo davanti un tegame. L'olio che frigge è musica per le mie orecchie. Il pofumo di ragù l'adopererei come dopo barba. Dopo aver preparato la cena, la mia più grande soddisfazione è l'approvazione dei commensali. Faccio ciò che accade all'attore, attendo l'applauso se vale, la verdura se è un cane.
La verdura....

Tiella di re Ferdinando II di borbone (scalcione)

Come recuperare le verdure stantie del frigo e creare un croccante connubio di colori e sapori, attraverso una sfoglia di pasta "olio e vino" e verdure saltate in padella. L'ultimo regnante napoletano lo definiva un antipasto che vale come primo e secondo.

Ingredienti per la pasta

1/2 kg di farina 00
Un bicchiere di vino bianco
Un bicchiere di olio EVO
Pizzico di sale

Ingredienti per la farcia

Tutte le verdure di stagione
Alici dissalate
Salsa di pomodoro

Impastate in una ciotola a bordo alto la farina con il sale aggiungendovi il vino bianco caldo e l'olio. Dall'impasto ricavate due dischi e stendete la pasta a "mo' di pizza" su di un tegame circolare antiaderente.
Tagliate grossolanamente le verdure, quali zucchine napoli, peperoni multicolori, melanzane, radicchio and so on, salate e pepate a dovere, aggiungete la salsa di pomodoro e stemperate due alici all'interno del souté. Fate ridurre il tutto e dopo averlo lasciato raffreddare mettete la farcia sul disco di pasta inferiore. Coprite la farcia con il secondo disco, create un orlo lungo il bordo ed infornate per 15 minuti a 200 gradi. Estraete la focaccia dal forno e bucherellate la superficie con una forchetta, di modo che fuoriesca l'ossigeno all'interno del disco. Infornate a 200 gradi per altri 15 minuti.

Calda è favolosa, fredda con una birra ghiacciata è goduriosa ai limiti dell'umana perfezione.

mercoledì 8 febbraio 2012

Crema Brulé

Nella mia casa di Monopoli, o meglio, casa dei miei genitori di Monopoli, c'è un enorme frigorifero che sfugge alle regole della società dei consumi. E' uno spettacolare frigorifero di colore bianco, panciuto ed occupa 1/4 della parete più corta della cucina.
Dalle innumerevoli calamite che ne tempestano la superficie si possono dedurre i viaggi della famiglia Brescia.
Questo frigorifero è la cappella della mia famiglia. Capita che ogni tanto, di mattina, qualcuno mi trovi in adorazione davanti questo feticcio, a questo totem dell'umana gola. Me ne sto lì, in contemplazione. Alle volte, invece, mi parte la brocca e vado a caccia di tutto ciò che farebbe gola ai miei amici ricercatori delle muffe, al fine di scoprire io, prima di loro, l'origine della vita in un nuovo ecosistema del vano verdure.
Questa immagine, indubbiamente paradossale, può darvi una idea di quanto ascetico sia il mio attaccamento ai prosaici piaceri della tavola, quindi della vita; e di come, in fondo, io sia da considerare al pari di mia mamma, delle mie nonne, delle nonne di mia mamma e delle nonne delle mie nonne, un martire del focolare, anche se sulle braci roventi, in genere, non amo adagiare la mia persona ma un po' di carne paesana, magari un maialino da latte. Sì, il latte...

Ricetta per un dolce fatto con il latte (non con il maialino da latte però), ovvero


Crema Brulé

Ingredienti
12 uova
due bustine di vanillina
un litro di latte
un po' di crema di latte condensata
zucchero


 
E' questo uno dei dolci preferiti da un mio carissimo amico e collega. Per come lo descrivo io, questo è un dessert che "to fà pur'h  arrzzà ".

Mettete in una terrina il rosso delle 12 uova e 12 cucchiai di zucchero, montante un po', tipo zabaione, aggiungendo la vanillina, la crema di latte e poi il latte a filo.
Dopo aver mescolato il tutto per bene, passatelo in una pirofila ovale, leggermente imburrata. Fate riposare per mezz'ora, dopodiché togliete la schiumetta che si sarà formata sopra.
Mettete la terrina in forno, a bagnomaria, e lasciatela per 40 minuti a 200 gradi.
In un pentolino fate sciogliere un etto di zucchero fino a che non sarà caramellato. Versatelo poi sulla superficie della crema e mettete tutto nel frigo al momento di servire.

Tips: come pulire la padella piena di residui di zucchero caramellato? Riempirla di acqua e lasciarla sul fuoco per 10 minuti a fuoco lento. Lo zuccherò andrà via con l'acqua al momento del risciacquo.

martedì 7 febbraio 2012

Gnocchi di patate al gorgonzola

La comunità di Taizé ha sempre permesso, ai giovani virgulti europei cristiani, di girare l'Europa a basso costo, alternando la preghiera cantata al gozzoviglio più estremo. Parigi 2004, io ed il mio amico fraterno Sante, ora don Sante sacerdote vicario parrocchiale in Roma, fummo ospitati per una settimana da una coppia di signorotti francesi che, tra vino e formaggi, ci mostrarono quant'è bello essere cristiani. Una sera, durante il pasto, fui rapito in estasi da un'intera forma di gorgonzola dell'Ile de France. La forma era perfetta, il bordo segnato da un verde color muffa, l'odore avvolgente al pari di un abbraccio materno. Mangiai un'intera baguette accompagnandola a generosi bocconi di quel prelibato connubio di batteri e latte, bevvi 9 bicchieri di vino, divenni felice grazie alla muffa.

Gli gnocchi vanno fatti in casa, con un etto di farina e un chilo di patate. Tutti sapete come. Ma se proprio non vi incolla a farli, vi autorizzo a comprarli nei negozi di pasta fresca.

Mezzo chilo di gnocchi
Mezzo etto di gorgonzola
Mezzo etto di burro
Mezzo bicchiere di panna
Un pugno di pistacchi
Un goccio di brandy
Sale e pepe, of course

Sbucciate i pistacchi, mettendoli prima in un po' di acqua tiepida per farli ammorbidire. Pestateli nel mortaio o sminuzzateli a punta di coltello. Fate sciogliere a bagnomaria in un pentolino il gorgonzola, che avrete precedentemente tagliato a pezzettini, insieme al burro, e mescolate con un cucchiaio. Quando sarà tutto sciolto aggiungete la panna e continuate a mescolare per altri cinque minuti. Prima di toglierlo dal fuoco, salate un po', aggiungete un goccio di brandy e i pistacchi tritati. Versare questa salsa sugli gnocchi caldi, aggiungete pepe appena macinato. Da svenire, credetemi.

lunedì 6 febbraio 2012

Le polpette

Stabiliamo innanzi tutto che fare le polpette, per me, significa utilizzare ogni tipo di carne avanzata: lesso, arrosto, gallina, brasato, eccetera. Io, alla carne, aggiungo un panino bagnato nel latte. Si favoleggia di una volta che feci le polpette adoperando, oltre al panino, una patata lessa: risultato clamoroso. Marco e Manuel*  impazzirono per quella cena povera. Alla carne avanzata ben tritata va aggiunto un avanzo di prosciutto o salame, oppure un avanzo di salsiccia sbollentata. Un avanzo di spicchio di aglio tritato con abbondante prezzemolo (avanzato).

Se per caso tutta questa roba non v'è avanzata, pazienza, qualcosa potete anche comprarla. Però è un peccato, perchè la polpetta quando è fatta di avanzi ye ciù bbon.
Nel caso non vi fosse avanzato del prezzemolo, ricordate che va bene anche un po' di basilico.
Non dimenticate un po' di noce moscata, ma poca; un uovo intero per 10 polpette.
Due cucchiai di parmigiano non vogliamo metterli? Anche pecorino, se lo preferite. Sale e pepe, naturalmente a discrezione.

Tutto ciò va rigorosamente mischiato con le mani (meglio se sporche - sporche di cibo precedentemente maneggiato), trasformato in tante palline non più grandi di una noce, che passerete nella farina bianca e appiattirete ai due poli. I micromondi ottenuti andranno bagnati in un altro uovo intero, naturalmente dopo averlo salato, pepato e soprattutto sbattuto. Fate rotolare le polpette nel pan grattato e friggetele in metà olio e metà burro chiarificato. Questo è un segreto, ma stanotte sono buono. Per chiarificare il burro? Beh...chiedete a google.

Dimenticavo, scorza di limone grattugiata. Se non c'è quella nell'impasto, la polpetta che profumo emana?
Avvertenza: se vi è avanzata della porchetta, beh, trituratela assieme alle altre carni. Io esco pazzo per le polpette con la porchetta.

*
Marco Moscarello e Manuel Guarnacci, miei compagni di casa a Napoli tra il 2003-2005

domenica 5 febbraio 2012

...non si inizia un blog con 3 punti di sospensione

Blog che inizia con tre punti di sospensione

Ingredienti:

1 Somebody to love dall'Iphone 4s

PC aziendale che a stento recepisce la pressione delle mie dita infreddolite dalle notti romane

1 buona dose di voglia di ritornare a scrivere dopo anni

1 pancia sazia dal pranzo domenicale (una se la pancia è la mia, 2 se è quella di un maschio adulto normale)

59 rapportini Ferrovie dello Stato da creare, inoltrare ed approvare

59 note spese da approvare

1 Frodino (I MISS YOU A BIT, BRO') in "Facetime" mode

1 Teodori (I DON'T MISS YOU, BOSS) perennemente al telefono

Per guarnire:

1 Secchio della carta straccia adibito a frigorifero per le birre, riempito di neve capitolina

Amalgamare in una testa abbastanza capiente e soprattutto vuota (la mia sarebbe l'ideale) tutti gli ingredienti descrtitti nell'elenco.
Riversare il contenuto dell'amalgama sulla tastiera del PC o sullo schermo dell'Ipad 2.
Dormirci sù una notte.



...A domani